L'esperienza dei blog letterari (2001-201?)

Metto un punto interrogativo sull'anno in cui ho smesso di frequentarli perché non me lo ricordo affatto: il distacco fu graduale e indolore. Ricordo invece bene il momento in cui li scoprii, in quanto avevo appena seguito la nuova moda del momento creandomi un mio proprio "blog" personale.

Retrospettivamente, non voglio mettermi a fare nomi reali, né fornire riferimenti sugli alias da me adoperati. Era prassi comune ed accettata adoperare accanto alla propria identità riferibile, delle impersonificazioni nascoste, alle quali affidare mansioni troppo ardite per la rispettabilità comune. Una pratica eticamente discutibile ma tuttavia feconda, in quanto consentiva di raggiungere livelli estremi di sincerità, che aprivano nelle discussioni squarci che arrivavano all'incandescenza. Materiale comunque delicato, che difficilmente può essere estratto dal suo complesso contesto senza adulterarne il significato.

Gli ambiti erano piuttosto qualificati: vi si muovevano figure che sembravano ad un passo dalla notorietà nazionale, ed un paio di esse l'hanno effettivamente raggiunta, parecchi altri solo quasi. 
Io, da "pittore" con manie teoriche, e quindi in un certo senso fuori dalle lizze letterarie, venivo generalmente tollerato e in certi casi persino apprezzato - e non si trattava di cosa da poco in quegli ambienti acidi, genialmente corrosivi, dove la comune frustrazione per l'evidente eccesso di offerta (troppi scrivono, troppo pochi leggono) innescava continuamente libidini per nuovi meccanismi di selezione naturale.

Da spettatore, ricordo un incredibile scontro fra un "vecchio leone" ancora aggressivo ed una torma di "giovani lupi" che non avevano conservato neppure un filo di ingenuità giovanile. Le zampate del primo si perdevano nei sanguinosi morsi del branco. Pensavo di aver salvato quel materiale, invece non lo ritrovo più. Forse meglio così.

Furono anni ed anni di continui, pregevoli e talvolta ingombranti "stimoli intellettuali".


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I put a question mark on the year I stopped frequenting them because I don't remember it at all: the detachment was gradual and painless. I do remember well the moment I discovered them, as I had just followed the new trend of the moment by creating my own personal "blog."

Retrospectively, I don't want to mention real names or provide references to the aliases I used. It was common and accepted practice to use, alongside one's identifiable identity, hidden impersonations to which one entrusted tasks too bold for common respectability. An ethically questionable but nonetheless fruitful practice, as it allowed reaching extreme levels of sincerity that opened rifts in discussions that reached incandescence. Delicate material nonetheless, which can hardly be extracted from its complex context without adulterating its meaning.

The environments were quite qualified: figures moved there who seemed one step away from national notoriety, and a couple of them actually achieved it, several others only almost.

I, as a "painter" with theoretical obsessions, and therefore in a certain sense outside the literary lists, was generally tolerated and in certain cases even appreciated - and this was no small thing in those acidic, brilliantly corrosive environments, where common frustration over the evident excess of supply (too many write, too few read) continuously triggered libidos for new mechanisms of natural selection.

As a spectator, I remember an incredible clash between a still aggressive "old lion" and a horde of "young wolves" who had not preserved even a thread of youthful naivety. The former's paw strikes were lost in the bloody bites of the pack. I thought I had saved that material, but I can no longer find it. Perhaps it's better that way.

They were years and years of continuous, valuable and sometimes cumbersome "intellectual stimuli."

 

     


un campione al microscopio